IL CLUB DEI “16”un ricordo dello scudetto del luglio 1914 Immaginiamo un vertice, come quelli che si tengono tra i grandi della
terra, in cui si riunisca idealmente attorno a un tavolo la “nobiltà
scudettata” del calcio italiano. Juventus, Milan, Inter, Torino, Genoa,
Pro Vercelli, Fiorentina, Bologna, Sampdoria, Roma, Napoli, Verona,
Lazio, Cagliari. Dal 12 luglio del 1914, (seguita poi dalla Novese nel
’22) a quella tavola siede di diritto anche una “Stella”. Espressione di
una città orgogliosa della propria identità; che veste nerostellato,
rivendica per sé la storia che “gli appartiene” e da tale retaggio trae
l’energia che continua farla brillare di luce propria, nel mare
tempestoso del calcio di oggi. Fabio Mignone ci ricorda lo scudetto del
Casale. Era ancora minorenne il football in quel 1914, i primi
vagiti si erano spenti da poco e cominciavano ad echeggiare negli stadi
le urla di pubblici passionali, curiosi e divertiti davanti a quei
ventidue, equamente divisi, che cercavano disperatamente la via del gol.
Casale era entrata nel novero delle squadre più forti d'Italia non
senza fatica, aveva superato in un drammatico spareggio il Racing
Libertas Milano ottenendo il diritto a battersi con le realtà delle
grandi città come Milano, Genova e Torino; queste grandeur dettavano
legge soprattutto per merito di assi stranieri (perlopiù inglesi o
austro ungarici) e trovavano solamente nella scuola Vercellese un
ostacolo duro da superare. I Bicciolani opponevano a queste corazzate un
undici interamente autoctono che in quel tempo lontano arrivò a
conquistare 7 scudetti oltre che ad essere il blocco portante della
neonata Nazionale italiana; a Casale non si poteva restare indifferenti
davanti a tutto ciò ed è per questo che da qualche anno si lavorava sodo
per cercare di portare la neonata stella più in alto nel cielo della
gloria. Quel 1914 non si presentava certo come un anno splendente dal
momento che il girone di qualificazione ospitava Genoa e Pro Vercelli ma
i Neri avevano dalla loro le armi per potersela giocare: il carisma di
Capitan Barbesino, la prestanza fisica del portierone Gallina unita alla
velocità del fratello sulla fascia, la potenza del 'Deo' Varese là
davanti e la dedizione di tutti gli altri componenti ad iniziare dal
fenomenale Mattea guidati da due illuminati quali Jaffe e Simonotti. Fu
un cammino quasi trionfale, i cruenti scontri col Genoa nel girone
finale e la 'gazzarra di Milano' con vittoria esterna sull'Inter
(definita indegna dai giornali dell'epoca) le tappe più esaltanti di
un'avventura già a quel tempo considerata epica! Tutti in fila dietro al
Casale, per ultima quella Lazio campione del Sud Italia che nulla poté
contro lo strapotere dei Monferrini che in pochi anni avevano carpito i
segreti della scuola Vercellese costruendo un gruppo autoctono (lo
spezzino Maggiani, studente in città, l'unico non piemontese) in grado
di sbaragliare i fenomeni d'oltremanica e di scolpire nell'albo d'oro il
nome dell' unica città non capoluogo di provincia (la Novese del
1922,con tutto il rispetto, ha una storia non paragonabile..) Campione
d'Italia! ![]() Iscriviti alla newsletter per rimanere sempre aggiornato
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